Le molteplici sfaccettature dello stress
Riorganizzazioni – o quando tutto cambia
Tra i fattori di stress costanti per eccellenza del servizio pubblico figurano le riorganizzazioni. Tutte le categorie di transfair ne sono interessate. Ovunque si sta assistendo a costanti o regolari riorganizzazioni con l’obiettivo di rendere l’impresa più efficiente ed efficace. Nelle collaboratrici e nei collaboratori questi cambiamenti determinano tuttavia grandi incertezze. Incertezze ad esempio sul fatto se il proprio posto di lavoro sarà mantenuto o tagliato, se la funzione finora ricoperta potrà essere svolta anche in futuro e in quale misura tutto questo avrà un impatto sulle condizioni di lavoro. Le riorganizzazioni non rappresentano un fattore di stress solo per il personale interessato, ma anche per quello che le deve mettere in atto. Spesso il reparto delle risorse umane o il servizio giuridico vengono bombardati da numerose domande, dalle quali emergono diverse situazioni che richiedono chiarimenti. Le riorganizzazioni sono quindi un doppio fattore di stress per il personale.
Quando il risparmio si trasforma in stress
Attualmente, nel settore pubblico si taglia ovunque. La Confederazione risparmia a causa dei suoi deficit strutturali, le FFS economizzano per ridurre i propri debiti, la Posta e Swisscom a causa di cifre di vendita in calo. La pressione al risparmio nel settore pubblico molto spesso ha effetti diretti sul personale. I posti di lavoro non vengono più occupati o addirittura soppressi. Entrambe le situazioni causano nelle lavoratrici e nei lavoratori stati di estremo stress. Quando un posto non viene più occupato, aumenta il carico di lavoro sugli altri dipendenti che devono assumere più compiti alle stesse condizioni. Se i dipendenti vengono a sapere che gli impieghi subiranno dei tagli, devono temere per la loro occupazione.
La penuria di specialisti e la digitalizzazione come catalizzatori
La carenza di forza lavoro specializzata aggrava ulteriormente la situazione. Anche se si potessero rioccupare i posti vacanti, ciò è impossibile in parte a causa della scarsità di manodopera qualificata. Questa situazione colpisce fortemente e soprattutto il settore ICT, ma in generale interessa tutti i settori del servizio pubblico, in quanto in nessun ramo professionale è più possibile fare a meno dell’informatica.
Anche la digitalizzazione che avanza a ritmi sempre più elevati porta a stati di stress nel personale e costringe le collaboratrici e i collaboratori a doversi continuamente adattare a nuove esigenze e ad aggiornare le loro competenze tramite le (ri)qualificazioni. Queste sfide sono presenti soprattutto nel settore ICT, ma anche e in maniera più accentuata nel settore dei trasporti pubblici e in tutte le altre categorie. Molti dipendenti hanno difficoltà a convivere con questa costante pressione e con la sensazione di «non essere più all’altezza», motivo per cui decidono di lasciare l’impresa oppure non riescono effettivamente più a fare il salto di qualità e infine vengono licenziati dall’azienda. In questo modo, personale, in parte anche di lunga data, viene costretto a cercarsi un nuovo posto di lavoro.
Telelavoro: l’altra faccia della medaglia
Un’ulteriore fonte di stress risulta da regolamentazioni poco chiare sul telelavoro. Dopo la pandemia di Coronavirus, è impensabile immaginare di poter fare a meno del telelavoro nella quotidianità lavorativa di molti dipendenti. Il lavoro da casa offre numerose opportunità, come una migliore conciliabilità tra famiglia e professione, più flessibilità e non da ultimo più tempo a propria disposizione, grazie all’eliminazione del tragitto casa-lavoro. Tuttavia, cela anche alcuni rischi che nei collaboratori e nelle collaboratrici potrebbe portare a stati di stress. A chi lavora da casa viene richiesta una continua reperibilità. Inoltre, i limiti tra il lavoro e la vita privata diventano sempre più vaghi. Ciò rende più difficile staccare la spina.